La voce umana
di Pedro Almodovar
La voix humaine è una delle opere più intime, intense e struggenti di Jean Cocteau. Almodovar ne fa una trasposizione “nuova”, portando le caratteristiche del suo cinema – in primis i colori accesi di una particolare scenografia – in questa storia in cui due esseri viventi si trovano ad affrontare l’abbandono. Interpretata dalla magistrale Tilda Swinton, la donna sta per affrontare l’ultima telefonata con il suo amante: non sappiamo niente della storia, non ci viene detto perché sia finita, ma non è importante perché l’abbandono e la sofferenza sono due concetti universali. Sia il cane che la donna si trovano improvvisamente senza il loro padrone-amante, devono rinunciare a quell’Altro lacaniano che, per primo, ha aperto in loro quella mancanza che adesso li fa soffrire.
“Entrai nella tua vita in un momento in cui volevi provare cose nuove, come se desiderare qualcuno non fosse il sentimento più vecchio del mondo”, dice la Swinton mantenendo sempre un certo distacco, una freddezza impalpabile, celando la sofferenza e intrappolandola dietro l’eleganza del suo vestito rosso. Dove Anna Magnani si contorceva per il dolore della propria anima, la Swinton sorride, quasi facendosi beffa di un dolore talmente universale che non sente più nemmeno più suo: “Ho pagato un prezzo molto alto. Ma ciò che ho avuto in cambio è oltre ogni misura”. Almodovar regala trenta minuti di gioia per gli occhi e di dolore per l’anima, in un film che dimostra (se ce ne fosse ancora bisogno) quanto l’opera di Cocteau sia monumentale e universale.
Il mediometraggio di Almodovar non è disponibile su nessuna piattaforma. Il DVD, in versione originale, si può acquistare cliccando QUI.